Re: VERBALI degli Incontri
Posted: 15/01/2010, 11:37
Verbale redatto da Giulia Rossini
Ferrara, 9 Gennaio 2010.
Decimo Incontro.
“L’Ombra del Vento” di Carlos Ruiz Zafòn
Titolo originale: “La Sombra del Viento”
Libro proposto da Chiara Bergamini.
Partecipanti: Chiara Bergamini (moderatrice), Francesca Buraschi, Elena Lavezzi, Giulia Pasquali, Giulia Rossini, Giorgio Sacchi e Anna Vaccari (arriva alle ore 16.00 ca).
In qualità di uditore: Silvia Callegari.
Apre l’incontro Chiara (moderatrice) proponendo una riflessione sulle capacità stilistiche dell’autore: Carlos Ruiz Zafòn.
Ci si sofferma inizialmente sull’abilità di Zafòn di ricreare “suspence”, in un intercalare di tensione, tenendo sempre viva l’attenzione del lettore e accompagnandolo quasi per “mano” attraverso la narrazione.
Lo stile evocativo di Zafòn è capace di sussurrare e gridare con la stessa intensità.
Chiara fa notare che la copertina del libro è stata ripresa da una fotografia intitolata: “L’Ombra del Vento” di un fotografo spagnolo: Francesc Català-Roca negli anni ’50 da cui Zafòn riprese il titolo per il suo romanzo.
La caratteristica che contraddistingue il romanzo e sulla quale trova tutti i partecipanti d’accordo, è la sua circolarità: il romanzo,infatti, si apre e si conclude nello stesso modo, le parole di Daniel e di Julian sono le stesse e anche l’età dei due personaggi è simile.
E’ la storia di due persone: Julian Carax e Daniel Sempere che si sovrappone una sull’altra, è una storia speculare/parallela non spiegata dall’autore e dove il forte parallelismo si spezza solo alla fine, come fa notare Francesca.
Si nota che Daniel nasce nel 1936 e proprio in quello stesso anno Carax torna a Barcellona dopo aver trascorso anni in “esilio” a Parigi.
Un’altra analogia tra Carax e Daniel è che entrambi sono stati i proprietari della penna Montblanc Meisterstuck che sembra essere appartenuta a Victor Hugo.
Qui ci si sofferma su quella che sembra essere un’incongruenza: la Montblanc non esisteva ancora all’epoca di Hugo (la penna Mont Blanc Meisterstuck è stata creata per la prima volta nel 1924 ad Amburgo) e tra i partecipanti all’incontro sorge,quindi, spontanea la domanda se questo sia una “svista”oppure se sia un espediente voluto dall’autore.
Un’altra “incongruenza” che Elena riscontra, la si trova nell’ultimo capitolo “1966 Dramatis Personae” quando Daniel,ormai adulto, dice: “(…) Adesso ho quasi trent’anni e sarà difficile che cambi parere (…).”, ma Daniel nel 1966 dovrebbe già avere trent’anni dato che è nato nel 1936.
Si passa successivamente ad analizzare un elemento importante della storia: il Cimitero dei libri dimenticati, che gioca un ruolo fondamentale essendo sia il luogo della “morte” (passato) sia il luogo della “memoria” (presente) ecco infatti che ritorna la circolarità.
Presente e Passato si mescolano, i fantasmi (morti) del passato ritornano nel presente.
Il contesto storico in cui è ambientato il libro è la Guerra Civile spagnola (1936-39 combattuta fra i nazionalisti anti-marxisti, “Nacionales” e i “Republicanos” composti da truppe governative e sostenitori della Repubblica spagnola. La guerra termina con la sconfitta dei repubblicani che diede il via alla dittatura del generale nazionalista Francisco Franco.) e i luoghi e i personaggi rispecchiano gli orrori della guerra.
Francesca e Chiara fanno notare come sullo “sfondo” del romanzo sembri “echeggiare” il quadro di Picasso “Guernica” che ritrae la guerra e come i colori del quadro ( nero, bianco e grigio) rappresentino alcuni aspetti dei personaggi: il bianco,infatti, è il colore che Zafòn utilizza per descrivere l’incarnato delle protagoniste femminili: Clara “vestita di bianco, viso diafano” (pag.20), Penelope “il lungo collo di un bianco latteo.”, Beatriz “carnagione lattea.” (pag.94).
La riflessione da qui suscitata è quella della donna vista come figura sempre positiva nonostante sia lei stessa vittima di ingiustizie e violenze da parte degli uomini e della guerra.
Il nero e il grigio contraddistinguono la città di Barcellona descritta come buia e tetra e non solo; ogni personaggio,infatti, è segnato da una tragedia personale: Daniel che perde la madre, Fermìn che perde la sua dignità e tutti suoi averi, diventando cosi un senza tetto (poi accolto da Daniel e suo padre).
Chiara sottopone all’attenzione dei partecipanti come la figura dell’angelo sia spesso presente all’interno della storia:
• al cimitero dei libri dimenticati,
• Clara Barcelò sembra un angelo,
• Casa Aldaya con la fontana in cui è rappresentato un angelo con il dito indice teso verso l’osservatore (dove morirà Fumero),
• l'ospizio di Santa Lucia,
• Bernarda definita da Fermin come un angelo.
(La figura dell’angelo è una fissazione dell’autore oppure è fondamentale per lo svolgersi della storia?)
Secondo Chiara l’angelo di casa Aldaya potrebbe rappresentare Zaccaria, figura che vedeva spesso Giacinta da bambina e che man mano che cresceva si trasformava in un “mostro”.
Zaccaria,come ricorda qualcuno è un profeta non un angelo, da altri invece viene interpretato come un angelo “vendicatore”.
Qui Francesca fa notare come nel romanzo i sentimenti siano amplificati (si fa riferimento alla violenza subita da Fermìn picchiato da Fumero e dai suoi collaboratori, alla violenza subita da Don Federico per la sua “diversità”, ma anche sentimenti positivi come la lealtà che contraddistingue molti dei personaggi: Fermìn nei confronti di Daniel e suo padre e Miguel nei confronti dell’amico Carax).
Miguel è un personaggio fondamentale perché senza di lui la storia non avrebbe avuto lo stesso finale, viene definito da Giorgio un martire perché dedica tutta la sua vita ad aiutare l’amico Carax a scapito della sua felicità.
Miguel viene inoltre descritto da Anna come personaggio “sensibile” di quella sensibilità propria degli artisti.
Ama una donna, Nuria Monfort, che non lo ama essendo innamorata di Carax.
Miguel consumato dalla malattia,trova comunque il modo di far andare bene le cose se non a lui a chi gli sta vicino.
E’ una figura positiva perché l’autore sembra dare uno spiraglio di luce, sia ai personaggi sia al lettore quasi a voler dire che anche nel male ci può essere qualcosa/qualcuno di buono.
Il romanzo viene definito da Francesca “Drammatico-Romantico” nel senso dello “Sturm und Drang”.
Altra tematica è il senso di totalità e globalità: viene riscontrata una certa modernità/”realismo” della storia e dei suoi personaggi.
Si riporta l’esempio delle diverse tipologie di famiglie: la famiglia composta da un genitore e un figlio (Daniel e il padre), la famiglia “classica” (quella degli Aldaya) e la famiglia allargata (i Barcelò).
Dopo la pausa, avvenuta alle ore 17.00-30 ca, viene annunciato il libro del prossimo incontro : “La Tredicesima Storia” di Diane Setterfield proposto da Giulia Rossini.
Si riprende l’incontro e Chiara mostra alcune fotografie dei luoghi in cui è ambientato il romanzo.
Si prende visione anche di un video degli “Evanescence” ambientato in Plaza de San Felipe Neri dove Nuria andava a leggere.
Uno dei temi della seconda parte dell’incontro è il tema della Magia.
Tutto in questo romanzo è magico.
Paragone con Marquez e il Realismo Magico.
Giorgio sostiene che non ci sia una dimensione divina ma ultraterrena e magica dove gli aspetti magici non vengono indagati ma accettati. Il magico è parte integrante della realtà.
Francesca suggerisce che nel romanzo sembra esserci una netta distinzione tra “buoni” e “cattivi”, quasi come se Zafòn volesse appunto distinguere i personaggi buoni da quelli cattivi, facendo chiarezza e senza lasciare dubbi nel lettore.
Verso la fine della discussione si prova a definire il romanzo con i seguenti aggettivi:
• Romantico
• Originale
• Magicamente reale
• Gotico
Sebbene il romanzo abbia raccolto giudizi molto positivi, sono stati riportati due elementi che non sono piaciuti ad alcuni dei lettori presenti all’incontro:
• L’ostilità infondata e esagerata di Don Ricardo nei confronti della figlia Penelope.
• La parentela tra Julian Carax e Penelope Aldaya (fratelli- è vista come forzata).
La discussione termina con una riflessione sul finale del romanzo: “Beatriz è viva oppure muore come la madre di Daniel?”.
Finale che potrebbe essere considerato un finale aperto, dato che il lettore non ha la certezza assoluta che Beatriz sfugga al “destino” dell’autore.
Qui i partecipanti sono divisi in due parti: chi pensa che Beatriz sia viva e quindi che la storia abbia un finale positivo e si distacchi dalla storia di Carax; chi invece non è sicuro che Beatriz sia viva e che possa scampare alla circolarità del romanzo che “vuole” la sua morte come quella della madre del piccolo Sempere.
Ferrara, 9 Gennaio 2010.
Decimo Incontro.
“L’Ombra del Vento” di Carlos Ruiz Zafòn
Titolo originale: “La Sombra del Viento”
Libro proposto da Chiara Bergamini.
Partecipanti: Chiara Bergamini (moderatrice), Francesca Buraschi, Elena Lavezzi, Giulia Pasquali, Giulia Rossini, Giorgio Sacchi e Anna Vaccari (arriva alle ore 16.00 ca).
In qualità di uditore: Silvia Callegari.
Apre l’incontro Chiara (moderatrice) proponendo una riflessione sulle capacità stilistiche dell’autore: Carlos Ruiz Zafòn.
Ci si sofferma inizialmente sull’abilità di Zafòn di ricreare “suspence”, in un intercalare di tensione, tenendo sempre viva l’attenzione del lettore e accompagnandolo quasi per “mano” attraverso la narrazione.
Lo stile evocativo di Zafòn è capace di sussurrare e gridare con la stessa intensità.
Chiara fa notare che la copertina del libro è stata ripresa da una fotografia intitolata: “L’Ombra del Vento” di un fotografo spagnolo: Francesc Català-Roca negli anni ’50 da cui Zafòn riprese il titolo per il suo romanzo.
La caratteristica che contraddistingue il romanzo e sulla quale trova tutti i partecipanti d’accordo, è la sua circolarità: il romanzo,infatti, si apre e si conclude nello stesso modo, le parole di Daniel e di Julian sono le stesse e anche l’età dei due personaggi è simile.
E’ la storia di due persone: Julian Carax e Daniel Sempere che si sovrappone una sull’altra, è una storia speculare/parallela non spiegata dall’autore e dove il forte parallelismo si spezza solo alla fine, come fa notare Francesca.
Si nota che Daniel nasce nel 1936 e proprio in quello stesso anno Carax torna a Barcellona dopo aver trascorso anni in “esilio” a Parigi.
Un’altra analogia tra Carax e Daniel è che entrambi sono stati i proprietari della penna Montblanc Meisterstuck che sembra essere appartenuta a Victor Hugo.
Qui ci si sofferma su quella che sembra essere un’incongruenza: la Montblanc non esisteva ancora all’epoca di Hugo (la penna Mont Blanc Meisterstuck è stata creata per la prima volta nel 1924 ad Amburgo) e tra i partecipanti all’incontro sorge,quindi, spontanea la domanda se questo sia una “svista”oppure se sia un espediente voluto dall’autore.
Un’altra “incongruenza” che Elena riscontra, la si trova nell’ultimo capitolo “1966 Dramatis Personae” quando Daniel,ormai adulto, dice: “(…) Adesso ho quasi trent’anni e sarà difficile che cambi parere (…).”, ma Daniel nel 1966 dovrebbe già avere trent’anni dato che è nato nel 1936.
Si passa successivamente ad analizzare un elemento importante della storia: il Cimitero dei libri dimenticati, che gioca un ruolo fondamentale essendo sia il luogo della “morte” (passato) sia il luogo della “memoria” (presente) ecco infatti che ritorna la circolarità.
Presente e Passato si mescolano, i fantasmi (morti) del passato ritornano nel presente.
Il contesto storico in cui è ambientato il libro è la Guerra Civile spagnola (1936-39 combattuta fra i nazionalisti anti-marxisti, “Nacionales” e i “Republicanos” composti da truppe governative e sostenitori della Repubblica spagnola. La guerra termina con la sconfitta dei repubblicani che diede il via alla dittatura del generale nazionalista Francisco Franco.) e i luoghi e i personaggi rispecchiano gli orrori della guerra.
Francesca e Chiara fanno notare come sullo “sfondo” del romanzo sembri “echeggiare” il quadro di Picasso “Guernica” che ritrae la guerra e come i colori del quadro ( nero, bianco e grigio) rappresentino alcuni aspetti dei personaggi: il bianco,infatti, è il colore che Zafòn utilizza per descrivere l’incarnato delle protagoniste femminili: Clara “vestita di bianco, viso diafano” (pag.20), Penelope “il lungo collo di un bianco latteo.”, Beatriz “carnagione lattea.” (pag.94).
La riflessione da qui suscitata è quella della donna vista come figura sempre positiva nonostante sia lei stessa vittima di ingiustizie e violenze da parte degli uomini e della guerra.
Il nero e il grigio contraddistinguono la città di Barcellona descritta come buia e tetra e non solo; ogni personaggio,infatti, è segnato da una tragedia personale: Daniel che perde la madre, Fermìn che perde la sua dignità e tutti suoi averi, diventando cosi un senza tetto (poi accolto da Daniel e suo padre).
Chiara sottopone all’attenzione dei partecipanti come la figura dell’angelo sia spesso presente all’interno della storia:
• al cimitero dei libri dimenticati,
• Clara Barcelò sembra un angelo,
• Casa Aldaya con la fontana in cui è rappresentato un angelo con il dito indice teso verso l’osservatore (dove morirà Fumero),
• l'ospizio di Santa Lucia,
• Bernarda definita da Fermin come un angelo.
(La figura dell’angelo è una fissazione dell’autore oppure è fondamentale per lo svolgersi della storia?)
Secondo Chiara l’angelo di casa Aldaya potrebbe rappresentare Zaccaria, figura che vedeva spesso Giacinta da bambina e che man mano che cresceva si trasformava in un “mostro”.
Zaccaria,come ricorda qualcuno è un profeta non un angelo, da altri invece viene interpretato come un angelo “vendicatore”.
Qui Francesca fa notare come nel romanzo i sentimenti siano amplificati (si fa riferimento alla violenza subita da Fermìn picchiato da Fumero e dai suoi collaboratori, alla violenza subita da Don Federico per la sua “diversità”, ma anche sentimenti positivi come la lealtà che contraddistingue molti dei personaggi: Fermìn nei confronti di Daniel e suo padre e Miguel nei confronti dell’amico Carax).
Miguel è un personaggio fondamentale perché senza di lui la storia non avrebbe avuto lo stesso finale, viene definito da Giorgio un martire perché dedica tutta la sua vita ad aiutare l’amico Carax a scapito della sua felicità.
Miguel viene inoltre descritto da Anna come personaggio “sensibile” di quella sensibilità propria degli artisti.
Ama una donna, Nuria Monfort, che non lo ama essendo innamorata di Carax.
Miguel consumato dalla malattia,trova comunque il modo di far andare bene le cose se non a lui a chi gli sta vicino.
E’ una figura positiva perché l’autore sembra dare uno spiraglio di luce, sia ai personaggi sia al lettore quasi a voler dire che anche nel male ci può essere qualcosa/qualcuno di buono.
Il romanzo viene definito da Francesca “Drammatico-Romantico” nel senso dello “Sturm und Drang”.
Altra tematica è il senso di totalità e globalità: viene riscontrata una certa modernità/”realismo” della storia e dei suoi personaggi.
Si riporta l’esempio delle diverse tipologie di famiglie: la famiglia composta da un genitore e un figlio (Daniel e il padre), la famiglia “classica” (quella degli Aldaya) e la famiglia allargata (i Barcelò).
Dopo la pausa, avvenuta alle ore 17.00-30 ca, viene annunciato il libro del prossimo incontro : “La Tredicesima Storia” di Diane Setterfield proposto da Giulia Rossini.
Si riprende l’incontro e Chiara mostra alcune fotografie dei luoghi in cui è ambientato il romanzo.
Si prende visione anche di un video degli “Evanescence” ambientato in Plaza de San Felipe Neri dove Nuria andava a leggere.
Uno dei temi della seconda parte dell’incontro è il tema della Magia.
Tutto in questo romanzo è magico.
Paragone con Marquez e il Realismo Magico.
Giorgio sostiene che non ci sia una dimensione divina ma ultraterrena e magica dove gli aspetti magici non vengono indagati ma accettati. Il magico è parte integrante della realtà.
Francesca suggerisce che nel romanzo sembra esserci una netta distinzione tra “buoni” e “cattivi”, quasi come se Zafòn volesse appunto distinguere i personaggi buoni da quelli cattivi, facendo chiarezza e senza lasciare dubbi nel lettore.
Verso la fine della discussione si prova a definire il romanzo con i seguenti aggettivi:
• Romantico
• Originale
• Magicamente reale
• Gotico
Sebbene il romanzo abbia raccolto giudizi molto positivi, sono stati riportati due elementi che non sono piaciuti ad alcuni dei lettori presenti all’incontro:
• L’ostilità infondata e esagerata di Don Ricardo nei confronti della figlia Penelope.
• La parentela tra Julian Carax e Penelope Aldaya (fratelli- è vista come forzata).
La discussione termina con una riflessione sul finale del romanzo: “Beatriz è viva oppure muore come la madre di Daniel?”.
Finale che potrebbe essere considerato un finale aperto, dato che il lettore non ha la certezza assoluta che Beatriz sfugga al “destino” dell’autore.
Qui i partecipanti sono divisi in due parti: chi pensa che Beatriz sia viva e quindi che la storia abbia un finale positivo e si distacchi dalla storia di Carax; chi invece non è sicuro che Beatriz sia viva e che possa scampare alla circolarità del romanzo che “vuole” la sua morte come quella della madre del piccolo Sempere.