Verbale di "La mia vita" di Marc Chagall
20 settembre 2020
TITOLO: “La mia vita” di Marc Chagall
Libro proposto da Laura Rizzi
Presenti all’incontro: Anna, Valentina, Giulia, Giorgio, Francesca
Marc Chagall (1887-1985) scrisse "La mia vita" in lingua russa tra il 1921 e il 1922, poco prima di lasciare definitivamente Mosca dopo l'esperienza esaltante e dolorosa della Rivoluzione, e nello stesso periodo compose i disegni che accompagnano il testo. L'opera, tradotta in francese dalla moglie, Bella Chagall, apparve a Parigi nel 1931, presso la Librairie Stock con il titolo di "Ma vie", e venne ristampata nel 1957 con lievi modifiche e integrazioni dell'artista.
L’incontro è caratterizzato dalla visione di alcune opere di questo straordinario artista, che non possono che rispecchiare la sua lunga e molto amata vita, le sue emozioni, l’impronta del suo genio e delle sua origine russo-ebraica.
La crocifissione bianca, 1938
Pag.11 «La città bruciava, il quartiere dei poveri ebrei.»
Marc Chagall nasce a Vitebsk, oggi in Bielorussia, il 7 luglio 1887 sotto l’impero russo degli zar. Questa è un’opera altamente simbolica, esprime le sofferenze del popolo ebraico, allora perseguitato in tutta Europa. L’artista cerca dei punti di contatto con la religione Cristiana, infatti al centro del dipinto mette il Cristo crocifisso coperto dal tallit, scialle usato dagli uomini durante la preghiera ebraica. Per gli ebrei, Cristo non è figlio di Dio e non possono disegnare, dipingere figure sacre. Chagall sceglie Gesù come simbolo dell’innocente condannato in maniera ingiusta. L’opera va letta in senso circolare antiorario: riconosciamo i soldati russi artefici dei pogrom, le case rovesciate e in fiamme del popolo ebraico, una barca di ebrei profughi che cerca di ancorarsi per mettersi in salvo. Alla base del dipinto, un ebreo cerca di mettere in salvo la torah. Ai piedi del Cristo c’è un candelabro a sette braccia (Menorah), altro simbolo dell’ebraismo. Sulla destra è rappresentata una sinagoga in fiamme e un ebreo che cerca di salvare i testi sacri. L’ebreo errante è una figura a cui sarà sempre molto legato, come se volesse dargli rifugio nelle sue tele.
Autoritratto
illustrazione Chagall et l’ame juive
di René Schwob
Paris 1931
Pag. 54: «Lo specchio, appeso in libertà, solo e freddo, luccicava bizzarramente. Mi ci specchiavo di rado. Avevo paura d’esser sorpreso – nell’atto di ammirarmi.
Naso lungo dalle narici, ahimè! Larghe, zigomi taglienti, profilo rude.»
Pag. 43 «Non avete udito, a Vitebsk, la mia voce infantile?»
E’ il primo di nove fratelli, nasce in una famiglia poco abbiente, non conosce la fotografia. I suoi primi disegni sono quelli di sé stesso e dei suoi parenti. Si raffigurerà sempre sorridente, nonostante le difficoltà.
Chagall non aderisce all’ebraismo convenzionale, dogmatico, diventa pittore figurativo interpretando anche le storie della Bibbia nelle sue opere pittoriche. Si dedica al suo popolo aderendo al chassidismo, evitando i dogmi convenzionali, pensa che Dio sia ovunque.
Comincia la sua attività dipingendo le insegne dei negozi per i suoi parenti. Il nonno è macellaio ed è una figura che molto spesso lui rappresenta, assieme alle mucche che volano nel cielo. Un altro tema ricorrente sono i musici e il violino, strumento che Marc ha imparato a suonare e ad amare. In questa biografia, sottolinea più volte di quanto la sua famiglia sia stata importante per la sua arte, al contrario, la sua arte non è stata compresa e giudicata fondamentale per la sua famiglia. Questo figlio pittore nato in una famiglia umile, fu giudicato “strano” e poco “utile”. Racconta di come la madre lo relegasse sulla stufa a dipingere perché non sporcasse il pavimento appena lavato. Dava preoccupazione ai genitori che temevano per il futuro troppo incerto del figlio.
Casa a Lyozno (1914)
Pag.28 «Ho ancora uno zio, Zoussy; fa il parrucchiere, è l’unico a Lyozno……….Là era una stella. Stellata era anche la sua finestra, la porta della sua bottega. Al disopra, un’insegna turchina, che rappresentava un uomo avvolto in un panno bianco, con le guance insaponate, e un altro che lo sta rasando-assassinando»
Il Macellaio 1910
Pag.22 «Ma il macellaio, in bianco e nero, il coltello in mano, si rimbocca le maniche………E tu, vacchetta nuda e crocifissa nei cieli, tu sogni. Il coltello splendente t’ha fatto librare nell’aria.
Silenzio.»
Sulla città (1914-18)
Pag. 37 «E quel che c’era potete vederlo nel mio quadro Sopra la città. Oppure posso raccontarvelo. Una fila di gabinetti, di casette, di finestre, di porte carraie, di galline, una fabbrica chiusa, una chiesa, una collinetta (vecchio cimitero, dove non si seppellisce più nessuno)»
Raffigura i tetti di legno della sua città e gli amanti che si librano nel cielo. Sua moglie Bella sarà sempre il cardine della sua vita. Il loro amore li eleva ad una dimensione superiore.
Nel 1922 lascia la Russia per ritornarci soltanto nel 1973; verrà naturalizzato francese nel 1937. Sarà costretto a prendere una barca per l’America dove incontrerà un importantissimo mercante d’arte, Pierre Matisse, figlio del famoso pittore, che lo farà amare e collezionare in tutta l’America. Tornerà poi in Francia, quella che ha sempre considerato la sua seconda casa.
I musicanti (1911) Pag. 39 «Amo i musicanti di nozze, il suono delle loro polke e dei
loro valzer.»
Illustrazioni di Les sept péchés capitaux, 1926
Pag.55 «…..tutti i peccati mi ricadranno sulla testa»
Pag.46 «Io scappavo dalle sinagoghe correvo verso la cinta del giardino. Non appena montato lassù, coglievo una gran mela verde.
La mordevo, in quel giorno di digiuno. Solo il cielo azzurro mi guardava e, da quel grande peccatore che ero, assorbivo attraverso i denti tremanti il succo e il cuore della mela.»
Chagall non giudica mai! Non entra nel merito di ciò o di chi è migliore o peggiore. Si ritrae e si descrive nella sua biografia come un peccatore, una persona imperfetta con le sue debolezze.
1907-1910: STUDIA A SAN PIETROBURGO
Apparizione 1917
Pag.89 «Improvvisamente il soffitto si apre e una creatura alata scende tra i bagliori e tuoni, riempie la stanza di un turbine di nuvole. Un palpito d’ali che battono. Io penso: è un angelo! Ma non riesco ad aprire gli occhi, c’è troppo chiarore, troppa luce.
Dopo aver frugato dappertutto, si alza di nuovo in volo, ed esce dall’apertura nel soffitto, portandosi dietro tutta la luce e l’aria azzurra.
Cala di nuovo il buio. Mi sveglio.”
Nei suoi quadri troveremo sempre questa dimensione sospesa tipica del sogno.
Gli inizi sono stati davvero durissimi e ce li descrive: una volta arrivato a Parigi, Marc non può contare sul supporto economico della famiglia. Chagall si trasferisce presso “La Ruche”, l’alveare, un quartiere costruito con i pannelli derivati dalla demolizione dell’esposizione Universale di Parigi del 1900; qui si stabiliscono migliaia di aspiranti artisti del Novecento per respirare il fermento artistico che caratterizzò Parigi in quegli anni. Dipinge spesso e a volte in modo quasi ossessivo, il cibo, le grandi abbuffate e ci descrive nel libro della fame che ha patito in diversi momenti della sua vita.
Parigi alla finestra 1913
Pag.119 «Parigi, tu sei la mia seconda Vitebsk!»
Pag. 108 «Studio zeppo di quadri, di tele che non erano del resto tele, ma piuttosto le mie tovaglie, i miei lenzuoli, le mie camicie da notte fatte a pezzi.»
Pag. 109 «Prima di entrare nel mio atelier il visitatore doveva sempre aspettare. Era per darmi il tempo di mettermi in ordine, di vestirmi, perché lavoravo nudo.»
Incontra e s’innamora di Bella da ragazzino; lei è di qualche anno più giovane ed è un’ebrea russa che appartiene ad una famiglia borghese e colta, lavora in teatro, sa il francese ed è proprio lei che traduce in francese questa biografia che Marc scrive da principio in lingua russa. Si ameranno molto e per lungo tempo. Descrive l’incontro e il rapporto con la moglie in modo molto dolce e delicato: è un vero e proprio incontro di anime. Descrive l’amore come un “volo”, altro tema ricorrente nelle sue opere pittoriche: quando Chagall ama, le cose si elevano.
Pag 125 «Io aprivo soltanto la finestra della stanza e l’aria azzurra, l’amore e i fiori entravano con lei. Tutta vestita di bianco o tutta in nero lei vola da molto tempo attraverso le mie tele, guidando la mia arte. Non finisco un quadro o un’incisione senza chiederle il suo «sì» o «no».»
Nel 1920 in Russia, a Mosca, viene offerto a Chagall la possibilità di sperimentare il linguaggio teatrale; gli viene dato il compito di rifondare il teatro ebraico in una casa requisita durante la rivoluzione di ottobre ad un ebreo. Dipinge tutti i muri, il soffitto, rifonda la cultura: tutto è cambiato dopo la Rivoluzione di ottobre.
Pag 164: «Esasperato, mi sono gettato con accanimento sul soffitto e sui muri del Teatro di Mosca. Là sospira nell’oscurità la mia pittura murale. L’avete vista? Schiumate pure, contemporanei! In un modo o nell’altro, il mio primo alfabeto teatrale ha rimpinzato le vostre viscere. Non sono modesto? Cederò la modestia a mia nonna; mi annoia. Disprezzatemi, se vi pare.»
Pag. 169: «Ho fatto una pittura per il muro principale: l’Introduzione al nuovo teatro nazionale. Gli altri muri di tramezzo, il soffitto e i fregi rappresentavano gli antenati dell’attore contemporaneo – un musicante, un buffone che rallegrava gli sponsali, una donna che danza, un copista della Torah, il primo poeta sognatore, e infine una coppia moderna volteggiante sulla scena. Piatti e cibi mandorlati e frutta, sparsi sulle tavole coperte, ornavano i fregi.”
Rappresenta tutte le arti:
la musica, con il violinista e il colore verde, tinta che rappresenta per lui la musica, l’elevazione spirituale e del sogno, il teatro, la danza, la letteratura, scriba che lavora sul testo sacro della torah.
Il testo di questo libro è scritto in maniera molto leggera e semplice, si percepisce lo spirito “trasognante” dell’artista, la sua positività e la voglia di vivere, nonostante le difficoltà del suo vissuto: l’autore è stato testimone della rivoluzione russa e di entrambe le guerre mondiali, l’ultima della quali ha visto lo sterminio del suo amato popolo.
Tuttavia siamo tutti d’accordo nel fatto di non trovarci di fronte ad un’opera letteraria che può dirsi allo stesso livello di quella artistica pittorica. Ci sono molti salti temporali, omissioni di nomi e alcune spiegazioni insufficienti che rendono la narrazione davvero di difficile comprensione, non lineare e quindi poco godibile. Purtroppo si perde facilmente il filo del discorso.
In ogni caso è stata una lettura interessante per approfondire una grande personalità del Novecento.