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Re: VERBALI degli Incontri

Posted: 05/07/2024, 11:54
by LauraR
"LA LIBRERIA SULLA COLLINA" di Alba Donati

Re: VERBALI degli Incontri

Posted: 05/07/2024, 16:19
by LauraR
FERROVIE DEL MESSICO, di Gian Marco Griffi

Ravenna, 8 giugno 2024
Quarantanovesimo incontro
Libro proposto da Valentina che modera l’incontro
Verbale redatto da Laura R.
Presenti all’incontro: Valentina, Cecilia, Anna, Francesca e Laura R.

Dato il tipo di romanzo impegnato, monumentale, ci ha molto stupite il fatto che l’autore non sia uno scrittore così navigato, ma nella vita si occupa di un campo di golf. Considerata la sua abilità nello scrivere e i riferimenti ad autori famosi, sicuramente avrà letto molto; è stato sottolineato da Anna, nello specifico, un riferimento chiaro a “Il giardino dei sentieri che si biforcano” di Borges.
E’ un libro dalla mole importante, dallo stile barocco che tratta di tanti argomenti e di storie diverse, legate tra di loro in maniera complessa, a volte grottesca e surreale; nonostante ciò, la scrittura è risultata scorrevole e non noiosa.
E’ chiaro nella descrizione delle scene, ad esempio a Cecilia è rimasta vivida nella memoria la scena della fucilazione nella vigna. Anche la descrizione della burocrazia tedesca al tempo del terzo Reich ci ha colpito particolarmente: usa molte ripetizioni, descrive una macchina senza pietà e senza senso critico, capace di condannare a morte una persona solo per aver accettato un libro in regalo sul lavoro, perchè così è la prassi.
Proviamo a fare un riassunto del libro: un’impresa ardua dato che è denso di narrazioni di fatti diversi non in ordine cronologico. Gran parte del romanzo segue il viaggio di un libro, la ricerca di questo oggetto porterà all’intreccio di diverse storie di tanti personaggi.
Bardolf Graf, impiegato amministrativo, è un adulto che sembra un bambino, ignaro motore di tutta la storia, accetta un libro sul lavoro, probabilmente è “Historia poética y pintoresca de los ferrocarriles en México”, per questo viene ucciso dal governo tedesco e il libro verrà distrutto.
Asti, Repubblica Sociale Italiana, febbraio 1944; Cesco Magetti, milite della Guardia nazionale repubblicana ferroviaria, tormentato dal mal di denti, viene incaricato dall'alto, di compilare una mappa delle ferrovie del Messico; si rivolge in biblioteca al fine di trovare informazioni preziose sul suo compito e qui incontra Tilde Giordano, ragazza bellissima e folle. Cesco si innamora di lei all'istante e perdutamente. Tilde però è promessa a Steno, partigiano. Cesco e Tilde vanno a cercare il libro “Historia poética y pintoresca de los ferrocarriles en México” da Lito Zanon, addetto cimiteriale alla bollitura di cadaveri e Mec il muto, suo collega fin dai tempi in cui insieme costruivano ferrovie in Sudamerica; ora vivono nel cimitero di San Rocco, dove lavorano. I due hanno conosciuto Gustavo Adolfo Baz, autore del volume, Lito racconta molte vicissitudini inerenti alle ferrovie del Messico, ma non ha più il libro, l’ha dato ad Edmondo Bo frenatore poeta, alcolista e oppiomane, che vive in una sagrestia di una chiesa. Da lui continuerà la ricerca Cesco, mentre Tilde viene controllata dai genitori che non accettano i suoi comportamenti bizzarri e particolari e per questo decidono di segregarla in casa e chiedere consulto medico. Anna suggerisce un collegamento tra il personaggio di Tilde ed Alda Merini: entrambe sono incomprese.
Edmondo Bo non ha più il libro, il quale dovrebbe essere ad un dopolavoro, ma anche lì Cesco è sfortunato, lo rimbalzano presso un Conte bibliofilo. Quest’ultimo afferma di aver avuto tra le mani quel libro, ma non trovandolo abbastanza interessante, l’ha lasciato al bagno pubblico. Questo luogo viene descritto come una discesa agli inferi, dove Cesco incontra persone che dovrebbero essere morte e deve fare i conti con qualche senso di colpa. Anche qui non trova il libro e dovrà rassegnarsi a creare la cartina delle ferrovie del Messico sulla base dei racconti di Lito, su un volume di fumetti di Topolino che ha letto in sala d’attesa dal dentista e su appunti che ha preso da un libro del conte.
Firmino è un amico d’infanzia di Cesco, ha combattuto in Russia e quando torna in Italia viene fucilato: questo fatto fa svegliare Cesco dal suo torpore infantile. Cesco si è fatto prendere in giro un po’ da tanti personaggi, non è mai stato autorevole, si fa trascinare nelle cose e cerca di eseguire gli ordini meglio che può perché si presuppone quello da lui , ma non ci crede davvero, non è un fascista convinto. Addirittura ha paura del dentista, scappa dalla sala d’aspetto e si sente redarguire dal dottore che afferma essere vergognoso farsi difendere da soldati come lui. Da Lito Zanon si fa apostrofare “soldatino”, da Ettore e Nicolao si fa derubare del lasciapassare e dai suoi superiore si fa trattare come un bambino.
Dalla morte di Firmino Cesco acquisisce una nuova consapevolezza e quando si presenta al cospetto dell'orribile Obersturmbannführer Hugo Kraas, non sopporta di essere da lui umiliato e lo uccide; decide da che parte stare anche se questo comporta delle conseguenze: deve fuggire per non essere fucilato. Si rivolge ad un prete che organizza la fuga di partigiani ed ebrei con un camion verso la Svizzera. Prima di partire Cesco vuole riconsegnare alla sua amata Tilde la macchina fotografica e la deve lasciare ad Anna, donna di casa di Tilde che l’ha cresciuta; il giorno dopo Cesco affronta il viaggio tenendo la mano ad un bambino ebreo di 7 anni.
Notiamo che dall’uccisione di Kraas Cesco non soffre più male il mal di denti: non subisce più la vita.
Nonostante i fatti siano realistici e ambientati in tempi e luoghi ben riconoscibili e definiti, dobbiamo confrontarci con fatti assurdi come ad esempio la fabbrica dei colori in cui si usa una la cromoterapia per togliere i dolori, per uccidere, per guarire e per ogni altra cosa. Paradossale è anche il racconto dei fatti che riguardano Tilde, lobotomizzata e costretta a vivere come un vegetale attaccata ad una macchina che esprime i suoi pensieri. Con questo sistema riesce a chiedere aiuto ad Anna, le dà indicazione di scrivere a Steno e di consegnargli una pagina di un libro sul pesce islandese della pazzia che Anna trova nella stanza della ragazza, ma noi lettrici l’abbiamo notato prima a casa del Conte (come ci è finito lì?). Steno riceve il messaggio di Anna e sa cosa deve fare: deve recuperare questo pesce per Tilde e per farlo si tuffa in un fiume in Piemonte e nuota fino in Islanda. Il pesce mangia Tilde che guarisce. In un breve capitolo “La sigaretta di Tilde”, l’autore descrive tutta la vita di questo personaggio che ci è sembrata molto sottotono, decisamente ordinaria, rispetto alla descrizione di lei fin qui letta, quasi alla fine si fosse conformata a ciò che la società si aspettava da lei: ha un figlio, Fausto, poi resta vedova e vive nel complesso una vita senza follie. Riceve molte cartoline da tanti diversi luoghi del mondo da parte di Cesco, il quale, invece, sembra proprio diventato un uomo avventuroso e senza paura.
Ci sono così tante le connessioni tra i personaggi e le vicende che abbiamo l’impressione ci sia sfuggito qualcosa, per esempio, la contessa che dona il libro tanto ricercato a Bardolf, è la stessa sepolta e poi riesumata nel cimitero di San Rocco? Il libro che Cesco cerca disperatamente è lo stesso che è stato sequestrato e poi distrutto dal governo tedesco? Saranno poi i piani più alti del governo tedesco a far partire l’ordine di procurare una cartina delle ferrovie del Messico, ordine arrivato al soldato semplice in Italia Francesco Magetti. Sarebbe utile forse una rilettura, ma la mole del romanzo (824p) scoraggia.
Abbiamo trovato questo libro davvero avvincente, complesso, fluviale, divertente e particolare, unico nel suo genere.
Propongo il titolo per il prossimo incontro “Attraversare i muri” di Marina Abramovic