VERBALI degli Incontri

Per tutto quello che riguarda l'Organizzazione degli Incontri del Circolo Letterario e i relativi Verbali.
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Elena
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VERBALI degli Incontri

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Questo topic verrà utilizzato per inserire i verbali degli incontri del Circolo Letterario.
Ogni persona che scriverà il verbale lo inserirà in questa sezione. :mrgreen:
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Elena
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Re: VERBALI degli Incontri

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Verbale redatto da Cecilia Buraschi e Costanza Perri:


Cesta, 5 Maggio 2007
Primo incontro

“L’amore ai tempi del colera” di Gabriel Garcia Marquez
Libro proposto da Francesca Buraschi

Partecipanti al circolo presenti:
Chiara Bergamini, Luca Boccafogli, Cecilia Buraschi, Francesca Buraschi, Elena Lavezzi, Costanza Perri, Giorgio Sacchi, Elisabetta Savino, Anna Vaccari.

La discussione inizia con il seguente tema: elementi in contrasto. La prima contrapposizione, quella più evidente, che emerge anche dal titolo, è tra amore e morte. Fin dalle prime pagine incontriamo l’episodio della morte di Jeremiah de Saint-Amour: questo personaggio si suicida forse per evitare, per sfuggire alla vecchiaia. Frequenti sono nel testo le descrizioni in contrapposizione; inoltre, esse fanno emergere una fortissima sensorialità: tutti i sensi sono massimamente esaltati.
Viene proposta una domada aperta: possiamo dire che Florentino abbia amato per tutta la vita Fermina o solo alla fine?
Amore come sindrome. I disordini dell’amore sono gli stessi sintomi del colera. La proposta di Florentino a Fermina è avvertita da quest’ultima come il primo graffio della morte.
Viaggio nel quartiere degli schiavi, ulteriore contrapposizione; peste e morale dissoluta per descrivere la corruzione dei tempi.
Per quanto riguarda il rapporto narratore-narrazione, Marquez si comporta a volte come narratore onnisciente, a volte facendosi interprete della voce e delle credenze del suo popolo o di altre culture. I pregiudizi sono molti e percorrono un po’ tutta la storia. Marquez diventa spesso parte della folla, non ne prende le distanze. Tanti sono, poi, i punti di vista della narrazione: ciò rende estremamente complessa, ma anche ricca, la lettura del testo. Lentezza tecnica per dare il senso del trascorrere della vita, il lento passare del tempo, sottolineato anche dalle descrizioni (il calore, il fiume…). Numerosi sono i topoi. La narrazione è temporalmente sfasata.
Procediamo analizzando i contrasti. Fiori d’arancio imbiancati dalla rugiada della morte. Florentino sa che potrà arrivare alla felicità solo dopo la morte del dottor Urbino.
Molto presente è il tema della fauna e della flora: Marquez descrive dipingendo immagini (realismo magico). L’estrema precisione porta oltre la realtà fino a pervenire al “grottesco”.
Su internet, Anna ha trovato un sito che per un viaggio in Colombia consiglia proprio la lettura del nostro libro.
Elisabetta dà lettura di alcuni passi del testo in lingua originale, che sottolineano l’uso di allitterazioni e, ancora una volta, di contrasti linguistici.
Differenze e punti in comune tra questo libro e gli scritti degli Stilnovisti riguardo alla figura della “donna angelo” e alla fenomenologia dei sensi alla sua apparizione.

♠ ♣ ♥ ♦

Estrazione prossimi moderatori che sceglieranno il titolo del libro e che seguono Costanza.
In ordine:
1. Anna
2. Giorgio
3. Chiara
4. Cecilia
5. Elena
6. Elisabetta

Costanza dà il titolo del libro oggetto del secondo incontro:
“La signora Dalloway” di Virgina Woolf
♠ ♣ ♥ ♦


Ulteriore proposta: si ritiene interessante la visione di film relativi alla letture in ulteriori incontri. Da sperimentare.


♠ ♣ ♥ ♦


Discussione sul Realismo magico (epoca: primo ventennio del XX secolo).
Chiara, tramite presentazione power-point, ci presenta il suddetto stile letterario del quale si dice Marquez faccia parte.


♠ ♣ ♥ ♦

Seguono discussioni a ruota libera e scambi di opinioni a partire dalle seguenti domande aperte:
Cosa pensa Marquez della vecchiaia? “Non è mai troppo tardi”? Oppure è solo un accumularsi di malattie e malanni che ti rendono imbecille?
Last edited by Elena on 20/01/2008, 20:55, edited 1 time in total.
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Anna
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Re: VERBALI degli Incontri

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Verbale redatto da Anna Vaccari:

Copparo, 9 settembre 2007
Secondo incontro

“La Signora Dalloway” di Virginia Woolf
Libro proposto da Costanza Perri



Partecipanti all’incontro:
Chiara Bergamini, Cecilia Buraschi, Francesca Buraschi, Elena Lavezzi, Costanza Perri, Giorgio Sacchi, Martina Scoponi, Anna Vaccari.


Modifica al Regolamento: nel caso in cui un partecipante all’incontro non abbia letto interamente il libro per il quale è programmata la discussione, allora tale incontro non verrà tenuto in conto per il raggiungimento della soglia dei due incontri necessari all’acquisizione del titolo di “membro” del Bibliotè.



Costanza apre la discussione con l’analisi del personaggio di Clarissa Dalloway, protagonista del romanzo. Su Clarissa emergono spiccate differenze di interpretazione: c’è chi la definisce superficiale, poiché prova fastidio per la morte, per la povertà e per la malattia; e chi invece percepisce il suo atteggiamento come una forma di nobiltà e volontà di dominio della natura.
C’è chi la giudica ignorante ed egotica (persona che esalta solo sé stessa), poiché non ama veramente né il marito Richard né Peter-amore di gioventù nonché amico e per il suo completo disinteresse per i fatti del mondo “[…]non sa pensare, non sa scrivere, neanche suonare il piano. Fa confusione tra Armeni e Turchi. Ama il successo; odia le scomodità; ha bisogno di piacere; dice mari di sciocchezze, oceani di sciocchezze; e ancor oggi, a chi le domandasse cos’è l’equatore non saprebbe rispondere. Non lo sa.”. E c’è invece chi la vede come una donna colta e di potere per la sua maestria nell’organizzare cene, nel tenere i rapporti con e tra le persone, nell’organizzare sia la sua sia la vita pubblica del marito: “è la perfetta padrona di casa, […] la sua unica dote era conoscere le persone”. Clarissa appare fredda e calcolatrice: ha costruito il suo futuro scegliendo un ruolo, quello di “moglie di un Primo Ministro”, senza ascoltare sentimenti ed emozioni. Di ciò è soddisfatta anche se per anni proverà rammarico per aver rifiutato Peter, l’unico che le abbia dato vere emozioni.
Come i personaggi minori ruotano nel romanzo attorno alla protagonista, anche nella discussione emergono in relazione a lei: si prosegue perciò con Peter Walsh, Sally Seton, Miss Kilman, Richard Dalloway, Hugh Whitbread, Lady Bruton, per i quali i pareri sono unanimi. Peter, Sally e Miss Kilman sono le uniche persone che hanno procurato emozioni forti a Clarissa; è innamorata di Peter, ma al tempo stesso lo disprezza per l’impulsività e l’avventatezza con cui vive, è stregata dalla personalità di Sally fino a innamorarsi di lei, odia miss Kilman, in quanto appartiene a una classe che la borghese Clarissa non approva e soprattutto per l’influenza che ha sulla figlia. In Lady Bruton (da notare la corrispondenza tra le caratteristiche del personaggio e il nome assegnatole) viene individuato l’opposto di Mrs.Dalloway: è di forte temperamento, maschilista e mascolina mentre Clarissa è l’incarnazione della femminilità, la Bruton punta al potere politico e non all’essere moglie di un politico.
In perfetto parallelismo si trovano la protagonista e Settimio Warren Smith, che viene individuato come l’alter ego di Clarissa. Il numero 18 li accomuna in quanto segna la direzione che le loro vite prenderanno: a 18 anni lei chiude il periodo spensierato della giovinezza trascorso a Bourton e nel 1918 Settimio vede morire in guerra l’amico Evans, evento che lo traumatizzerà per tutti gli anni seguenti; li divide invece l’atteggiamento: rivolto alla vita per lei e alla morte per lui.

Rimangono oscuri alcuni passaggi: dopo il bacio, Sally e Clarissa si allontanano per caso o perché Clarissa capisce che Sally non è omosessuale? A cosa si riferisce “la morte dell’anima”, frase pronunciata da Peter: al momento in cui Clarissa lo lascia oppure alla condizione di lei?

La tecnica di narrazione scelta dalla Woolf è il flusso di coscienza, il racconto si apre al risveglio della signora Dalloway e si conclude la sera alla fine del ricevimento.
Il simbolismo è dominante e riguarda principalmente lo scorrere inesorabile del tempo, che è modulato e tagliuzzato come lo sono i periodi tramite le virgole e le parentesi. Il mare è visto come moto oscillatorio e le sue onde sono come i ricordi che vanno e vengono, trascinati dagli oggetti che impressionano e ricordano. Il Big Ben è personificato, sono i suoi rintocchi, i “cerchi di piombo” (altro riferimento alle onde-sonore), a scandire il tempo della giornata; mentre l’orologio che si sente suonare, sfasato da Big Ben di pochi secondi, rappresenta le cose più piccole e secondarie.
Udito e vista sono i sensi che più emergono, anche al posto di altri, come per esempio dalla fiorista in cui Clarissa compra i fiori per la festa, dove ci si aspetterebbe invece l’olfatto!; questi sensi sono alla portata di tutti, mentre il gusto è elitario, riservato ai ricchi (il riferimento è al pasticcino che Miss Kilman invidia al bambino durante il tè in pasticceria).

Si osservano differenze fra le varie traduzioni italiane e la presenza di alcune parole e frasi volutamente lasciate in inglese, che non vengono apprezzate dai lettori. Da un confronto con il testo in lingua originale, letto da Martina, si verifica che la traduzione italiana rispetti la natura del testo originale in quanto a ricercatezza verbale e forma stilistica.
Seguono un approfondimento sull’autrice tramite notizie biografiche, con particolare riferimento al circolo letterario Bloomsbury fondato da Virginia Woolf e un gruppo di amici, e la lettura integrale della lettera lasciata al marito prima del suicidio.
Si nota come la Woolf abbia introdotto nel romanzo alcune caratteristiche della sua personalità e della sua vita, assegnando a Clarissa la doppia sessualità e a Settimio il suicidio.
Notevole è il parallelismo tra Virginia e Settimio emerso durante la lettura della lettera.


♠♣♥

Anna dà il titolo del libro oggetto del terzo incontro: “Tu più di chiunque altro” di Miranda July.


♠♣♥

Visione del film “The Hours”. In ognuna delle storie raccontate si ritrovano temi e personaggi, attualizzati, presenti ne “La signora Dalloway” e nella vita della Woolf; al tempo stesso si osservano molte contraddizioni. Ad alcune persone è piaciuto molto e ad altre per nulla, la stessa divisione vale anche per il romanzo.
Si ritiene utile la visione del film “Mrs.Dalloway” (1997) con Vanessa Redgrave.
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Elena
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Re: VERBALI degli Incontri

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Verbale redatto da Elena Lavezzi:

Ferrara, 6 Aprile 2008
Quarto incontro

“La Grammatica di Dio, Storie di Solitudine e Allegria” di Stefano Benni
Libro proposto da Giorgio Sacchi

Partecipanti al Circolo presenti:
Francesca Buraschi, Elena Lavezzi, Giulia Pasquali, Costanza Perri, Giorgio Sacchi, Anna Vaccari.

Giorgio apre la discussione dispiacendosi perché gli argomenti trattati nel libro scelto si sono rivelati molto simili se non uguali a quelli proposti nel libro letto nel terzo incontro: “Tu più di chiunque altro” di Miranda July.
Essendo anche questo un libro di racconti, la discussione si svolge per temi.
Principalmente si nota che la tematica preponderante è quella della solitudine, come recita lo stesso titolo. Ogni personaggio del libro è solo, per un motivo o per un altro. I casi proposti sono tutti emblematici e riflettono la varietà del mondo, dal nonnino a frate Zitto, dalla ragazzina ribelle Alice allo scienziato.
Inoltre tutti i racconti hanno una problematica sociale, come “Alice”, dove con una metafora alla fiaba di “Alice nel paese delle meraviglie” si vuole denunciare il mondo della droga, che non è affatto una meraviglia; “Il Nonnino”, che denuncia la solitudine e l’angoscia di essa, tanto da volersi suicidare (riuscendoci). Questo è anche uno dei racconti più ironici ma l’ironia è sempre grottesca e angosciante e questo rende i racconti più ironici paradossalmente i più tristi.

La discussione verte sul fatto che Benni fa riflettere in modo immediato, senza sforzo e i temi sono trattati in modo leggero ma non leggermente. C’è lo stimolo a pensare, a porsi delle domande, ognuno ha il suo punto di vista; ogni racconto ha più livelli di lettura che si devono scoprire. La verità è nascosta e va trovata.
C’è la necessità di superare il pregiudizio, il tutto va visto da più prospettive, come capita nel racconto “Un volo tranquillo”, (ironico anche nel titolo) dove come background c’è il solito tema della solitudine, sopra cui si nota la denuncia del pregiudizio nei confronti degli stereotipi: “vede quella ragazza? Quella dai lineamenti orientali?[…] forse sta creando un esplosivo…” , “Guardi quell’uomo con la barba. Non è italiano. Sta leggendo un giornale arabo…” “E la sua vicina, quella con la faccia scura, vede?[…] Non è una pallottola, quella?”

Anche in “Sospiro” i temi sono quelli della soltudine e dell’apparenza che inganna: il protagonista non è cattivo come si può pensare, in realtà è l’angelo custode delle case che visita. Soddisfa il suo bisogno di relazionarsi, di famiglia, visitando le case altrui e nutrendosi dell’atmosfera familiare che a lui è mancata. Dalla mancanza di famiglia deriva la sua mancanza di identità.

Lezione sotto il mare” è un altro racconto di denuncia sociale, questa volta del fatto che la scuola non prepara gli studenti sulle cose fondamentali.

Ne “I due pescatori” si trova il tema della morte (dibattito: alla fine il pescatore muore oppure no?), come anche in “Carmela” dove Benni sembra voler prendere in giro il lettore facendogli credere che la protagonista della storia sia una prostituta che vive in un bordello invece che una gallina che vive in un pollaio. Il tema della morte continua in “Un volo tranquillo” dove il messaggio dell’autore (attenzione agli stereotipi, ai pregiudizi) è secco come l’incidente aereo stesso.

In “Una soluzione civile” notiamo che il Duce riconduce molto al personaggio reale di Silvio Berlusconi. Il messaggio del racconto è negativo, parallelamente a quello che succede alla politica italiana.

Frate Zitto” è il racconto emblema della mancanza di comunicazione, del pregiudizio determinato dalla mancanza di confronto con gli altri. Come succede a Babele, dove l’incomunicabilità è data dalla diversità delle lingue parlate, allo stesso modo c’è diversità tra il silenzio, modo di comunicare del frate, con la parola, modo di comunicare dei confratelli.
Questo racconto è quello che dà il titolo al libro, ma è rimasto l’interrogativo sul perché sia stato scelto proprio quel racconto, inoltre non si comprende il significato proprio del titolo: “Grammatica di Dio”. Dopo aver ragionato sull’etimologia della parola “Grammatica” (dal greco Gràmmata = grammatica) non siamo riusciti a trovare una spiegazione illuminante.

La discussione prosegue con il racconto “Le lacrime”, che è incentrato sulla metafora dei sogni trascurati, non realizzati, che riempiono il mondo. Le persone danno sempre meno importanza ai propri sogni, che non vengono coltivati, non vengono più considerati e alla fine svaniscono.


♠ ♣ ♥ ♦


Sono state riscontrate analogie letterarie con i seguenti libri:
- Gianni Rodari, “Favole al telefono”;
- Mario Lodi, “Cipì”;
- Ludovico Ariosto, “Orlando Furioso” per “Orlando furioso d’amore(L’Orlando Impellicciato)“;
- Lewis Carrol, “Alice nel paese delle meraviglie” per “Alice”;
- Italo Calvino, “Marcovaldo” per il lessico particolare;
- Herman Melville, “Moby Dick” per “Lezione sotto il mare”;
- Charles Dickens, “Canto di Natale” (A Christmas Carol) per “Dottor Zero”.



Stile:
- In “Alice” sono presenti suoni onomatopeici e frasi ricercate: Alice cammina tra la gente che fa compere e le buste dondolanti piene di borsescarpe e pesticcia una fanghiglia di neve grigia (pag. 47) Inoltre il racconto ha una struttura circolare che riflette il circolo vizioso in cui la protagonista è invischiata.
- In “Pari e Patta” si notano allitterazioni: “Si guardano, il tortino di tartare di tonno tremulo aspetta.” (pag. 60)
- In “Il controllore” si notano parole dialettali che danno il nome a personaggi: “Bah-Gay” (da Bagài in Bolognese che significa “coso”) e "Bah-Gayen" (Bagaìn che significa “cosino”) (pag. 149) Questo è ironico perché Benni non ha dato il nome ai personaggi ma li ha denominati “Coso” e “Cosino”.


Ci sono inoltre riferimenti espliciti alle Fiabe e alle Favole:
Alice”, “L’orco”, “La strega”, “Lezione sotto il mare” (“Moby Dick”) tutte rivisitate in chiave moderna. Inoltre ci sono animali personificati come in Esopo con “Carmela” la gallina, le balene; tutti usati sempre come strumento comunicativo e come invito a riflettere.

♠ ♣ ♥ ♦


Francesca apre la busta contenente i titoli per il successivo incontro, proposti da Cecilia Buraschi.
Il libro oggetto del quinto incontro sarà Alta Fedeltà” di Nick Hornby.


♠ ♣ ♥ ♦

Per chi avesse voglia d ascoltare la versione dello stesso Benni, a questo link c’è un’intervista dello scrittore che parla della “Grammatica di Dio
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Giorgio
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Re: VERBALI degli Incontri

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Con spaventoso ritardo eccomi qua:

Verbale redatto da Giorgio Sacchi:

Ferrara, 20 Gennaio 2008
Terzo incontro

“Tu Più Di Chiunque Altro” di Miranda July
Libro proposto da Anna Vaccari



Partecipanti all’incontro:

Anna (moderatrice e ospite del dibattito), Francesca, Costanza, Elena, Elisabetta, Martina, Giorgio (redattore del verbale).
Non avendo letto il libro, Giulia partecipa come uditrice.

Modifica al Regolamento:
Nel caso in cui la persona che deve provvedere alla proposta del titolo per la seduta successiva non possa essere presente, ella provvederà a fornire la lista dei titoli scelti tramite posta (busta chiusa) oppure vie sms a un'ora adeguata (fine della discussione, compatibilmente i suoi impegni). Si aumenta inoltre la frequenza degli incontri stessi, passando da tre a quattro all'anno. Si è pensato infine di riservare un piccolo spazio delle discussioni al commento e alla proposta di libri che, essendo già stati letti da almeno un membro, non possono più essere scelti ma sono ritenuti “degni di nota”.

La discussione è aperta alle ore 15:50 da Anna, in quanto moderatrice, che individua alcune tematiche comuni a tutti i racconti o quasi.
Il rapporto con il prossimo viene utilizzato come strumento per trattare la sostanziale solitudine che tutti i personaggi percepiscono: ognuno cerca di uscire dalle proprie piccole o grandi manie attraverso gli altri, ma il risultato finale è invariabilmente negativo. Le problematiche, che rispecchiano in larga misura la visione dell'autrice della società, opprimono il narratore o la narratrice di turno, quasi sempre in prima persona, con con un senso di malessere. Generalmente le figure adulte hanno una caratterizzazione negativa, al contrario di quelle infantili, più positive.
La discussione si sposta quindi all'analisi dell'ultimo racconto ("Come raccontare le favole ai bambini") e al tema della famiglia: ci si chiede se la sostanziale caduta di tale valore possa essere intesa come un regresso culturale o una possibile evoluzione. L'autrice sembra indicare una delle due opzioni descrivendo la profonda instabilità psicologica di chi cresce in tale situazione (la ragazzina crescendo si attacca emotivamente all'ex-amante del padre e, giunta all'adolescenza, seduce il compagno di lei di allora).
Emerge un profondo senso di incomunicabilità, strettamente legato al tema della solitudine individuato a inizio discussione: emblematico in questo senso è il racconto “Mon Plesir”, in cui la coppia in crisi riesce a trovare spontaneità e felicità solo nella finzione, quando è assunta come comparsa in una ripresa cinematografica durante la quale è proibito parlare.
Le opinioni emerse a proposito del libro sono diverse, tuttavia una nutrita maggioranza si schiera per un giudizio sostanzialmente negativo: il lavoro sembra essere spontaneo e poco curato, lo stile di scrittura scarno e crudo è utilizzato più per accostarsi a una corrente già ampiamente diffusa all'interno della cultura giovanile che per frutto di una ricerca letteraria. Sebbene pochi tra i presenti (Giorgio e Anna) sostengano che il libro sia più profondo di quanto non emerso dalla discussione, il risultato finale di tale confronto propende per l'idea di un prodotto di successo in quanto “di moda”.

♠♣♥

La lettura di un'intervista a Miranda July trovata in rete e la visione del film da lei diretto e interpretato: “Me and You and Everyone We Know” non fanno che avvallare la tesi sostenuta dalla maggioranza.

♠♣♥

Giorgio propone titolo del libro oggetto del quarto incontro: il primo dell'elenco a soddisfare tutti i requisiti e "La grammatica di Dio", Stefano Benni
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Cecilia
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Re: VERBALI degli Incontri

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Verbale redatto da Cecilia Buraschi:


Cesta, 31 agosto 2008
Quinto incontro


“Alta Fedeltà” di Nick Hornby
Libro proposto da Cecilia Buraschi


Partecipanti all’incontro: Cecilia Buraschi, Francesca Buraschi, Silvia Callegari, Elena Lavezzi, Giulia Pasquali, Anna Vaccari.
Giorgio Sacchi e Massimiliano Reale partecipano come uditori.


La discussione si apre con l’analisi del protagonista del libro, Rob Fleming, la cui quotidianità viene stravolta da una fatto rilevante nella sua storia: la rottura con la sua ultima ragazza, Laura. Il giudizio espresso dai presenti nei confronti del personaggio è stato unanime: è un “uomo” rimasto bambino, dal momento che non si vuole assumere alcuna responsabilità e non è in grado di eseguire un’analisi interiore, se non verso la fine del libro; è, dunque, affetto dal complesso di Peter-Pan. La sua immaturità si riscontra nell’incapacità di reagire ai fatti che gli accadono e nel continuo stato di rassegnazione da cui si rifiuta di uscire.
Dà eccessiva importanza alle prime storielle amorose avute da ragazzino, descrivendole come avvenimenti fondamentali, che ancora non è riuscito a superare. Sembra quasi che solo lui abbia avuto, in giovane età, dei fallimenti sentimentali, cosa che rivela il suo essere egoista ed egocentrico.
Rob è il rappresentate di quella parte dei quarantenni di oggi, cresciuti attorno agli anni ’70, viziati e immaturi, che hanno come obiettivo primario quello di rimanere eterni bambini.
In relazione al tema del sesso, il protagonista si mostra frustrato, paranoico ed insicuro, poiché impaurito dal fatto che il nuovo compagno di Laura a letto sia meglio di lui. L’episodio in cui Rob rifiuta di acquistare una preziosissima collezione di dischi, di proprietà di un uomo che aveva tradito la moglie, ad un prezzo molto basso, mostra che alla base del suo comportamento risiede la solidarietà maschile, la quale, assieme al tema del confronto con gli altri uomini e all’immaturità , sono caratteristiche tipiche della sfera maschile.
Giulia fa un’osservazione interessante: Barry e Dick rappresentano le due parti di Rob, il primo superbo e sempre pronto ad attaccare e deridere le persone, il secondo, invece, è tranquillo e nei rapporti con gli altri tende a soccombere.
Alcuni provano compassione per il protagonista, quando cerca di organizzare il compleanno, occasione in cui si palesa in modo evidente la sua estrema superficialità.
Ha suscitato ilarità la scena in cui Rob, dopo essere scappato dal funerale del padre di Laura, rimane per lungo tempo in una aiuola infangata, vicino alla fermata del bus, per non essere visto; nonostante l’umiliante nascondiglio rimediato, Laura scova il protagonista che, infangato e imbarazzato, sale sulla macchina della ragazza (pag. 194-195).

Svolta fondamentale per la vita di Rob è il ritorno di Laura, fatto inaspettato per il lettore che preannuncia un probabile, ma non certo, riscatto del protagonista. Grazie a Laura, alla fine del libro, Rob si ritrova nelle vesti di disc-jockey del Groucho Club: uno sprizzo di innovativa vitalità nella sua piatta e banale vita di tutto i giorni.
C’è chi pensa che Rob maturerà e prova di ciò è la cena a casa della coppia (Paul e Miranda) amica di Laura, occasione in cui il personaggio si diverte e si trova a suo agio. C’è, invece, chi pensa che Rob rimanga apatico, nonostante la sorpresa del Groucho Club (che molto probabilmente non riaprirà mai) e vede nel ritorno di Laura una regressione della ragazza, la quale risulta, contrariamente a quanto descritto finora, debole.
E’ sembrato calzante un paragone con il libro “About a boy” di Hornby, in cui il ragazzo protagonista si riscatta, al contrario di “Alta fedeltà”, dove alcuni ritengono che anche il futuro, e non solo il presente, del personaggio sarà piatto.

Il linguaggio usato dall’autore ha suscitato nei presenti perplessità. Infatti, nonostante le continue ripetizioni e parolacce, i numerosi dialoghi e modi di dire, spie di uno stile superficiale, si incontrano passi caratterizzati da un linguaggio alto e originale, come ad esempio: “…io quei dubbi li nutrivo come fossero dei poveri gattini macilenti, finché non diventarono rancori gagliardi e vigorosi, dotati di gattesca agilità e capaci di entrare e uscire dalle nostre conversazioni a piacer loro.” (pag. 20); “A quel punto, per un po’ persi la trama. E anche l’intreccio secondario, la sceneggiatura, la colonna sonora, l’intervallo, i popcorn, le toilette e le frecce che indicano l’uscita. ” (pag. 25). Ci si chiede, perciò, se l’autore, pur possedendo una buona padronanza del linguaggio, utilizzi volontariamente un modo di scrivere molto semplice e basso, in modo da correlare lo stile al personaggio. La risposta a tale quesito è stata per lo più affermativa. Il libro in lingua originale risulta di facile lettura ed è ricco di parole colloquiali, slang e, soprattutto, di phrasal verbs.

Il tema della musica è di estrema rilevanza in questo libro, ma la scarsa conoscenza da parte dei lettori delle canzoni citate, i cui titoli sembrano spesso enumerazioni ridondanti e forzate, non ha aiutato a comprendere a fondo la volontà dell’autore di creare un forte legame tra musica e vita quotidiana: probabilmente Hornby voleva sottolineare quanto le note musicali siano capaci di descrivere le esperienze umane. Cecilia, moderatrice dell’incontro, ha tentato di rendere “multimediale” il libro, mettendo a disposizione le canzoni nominate nelle pagine di “Alta fedeltà”. In particolare, durante l’ascolto di “The look of love” di Dusty Springfield, si è letto il seguente passo: “Ecco come mi immaginavo la mia vita da sposato (allora la chiamavo “da sposato”, adesso dico “da accoppiato” ). Pensavo che ci sarebbe stata questa donna sensuale, con una voce sensuale e con gli occhi truccati in modo sensuale, piena di devozione per me. Ed è vero che esiste quella cosa, lo sguardo d’amore – Dusty non ci ha menato del tutto per il naso – ma non è affatto come mi aspettavo. Non sono immensi occhi che ardono di desiderio collocati in qualche punto di un letto matrimoniale con le lenzuola aperte in modo invitante; è uno sguardo come quello di benevola indulgenza che una madre rivolge al suo marmocchio, o uno sguardo di divertita esasperazione, o perfino di sofferta preoccupazione. Ma lo sguardo d’amore alla Dusty Springfield? Scordatevelo. Un mito, tale e quale la seducente biancheria intima femminile.” (pag. 216).

Il titolo del libro ha suscitato perplessità. “Alta fedeltà” alla musica? Molto probabile. “Alta fedeltà” riferito alla relazione con Laura? Affatto. Soluzione interessante e particolare: l’impossibilità di discernere il personaggio dal libro, in quanto lo stile utilizzato da Hornby rappresenta in tutto e per tutto Rob e viceversa (come suggerisce Silvia, la trama si trascina stancamente come la vita di Rob), potrebbe suggerire l’alta fedeltà reciproca tra protagonista e romanzo.

Impressioni sul libro in generale. A pochi è piaciuto; quasi nessuno lo ha ritenuto un bel libro. La maggioranza ritiene che, essendoci una forte correlazione tra romanzo e protagonista, le due cose siano inscindibili, perciò dal momento che Rob è risultato antipatico, le impressioni su “Alta fedeltà” sono state negative. Libro/personaggio sono noiosi, superficiali e irritanti. C’è chi sostiene che l’opera in sé di Hornby sia venuta bene, ma la lettura non sia stata piacevole: l’idea di fondo dell’autore è buona, ma, ad esempio, le canzoni nominate, in quanto poco note, non coinvolgono dovutamente il lettore. Qualcuno commenta che probabilmente l’intento dell’autore era proprio quello di stimolare chi legge, facendolo arrabbiare di fronte ad un personaggio piatto, banale ed egoista. Inoltre, sembra che lo scrittore voglia intenzionalmente far sentire inadeguato il lettore, che si ritrova a scorrere classifiche su classifiche di canzoni o film mai sentiti: quasi sicuramente, è proprio così che ci farebbe sentire Rob se, nella realtà, avessimo a che fare con lui.


♠ ♣ ♥ ♦


Elena dà il titolo del libro oggetto del prossimo incontro: “Espiazione” di Ian McEwan.


♠ ♣ ♥ ♦


Durante il break ristorativo si sono tenute in sottofondo le canzoni di “Alta fedeltà”, in particolare:
• “Walking on sunshine” di Katrina & the Waves (p.43)
• “Got to get you off my mind” di Solomon Burke (p.76)
• “Thunder road” di Bruce Springsteen (p.122)
• “Let’s get it on” di Marvin Gaye (p.122)
• “Smells like teen spirits” dei Nirvana (p.122)
• “Janie Jones” dei The clash (p.122)
• “Little red corvette” di Prince (p.245)
• “Tired of being alone” di Al Green (p.245)
• “This is the house that Jack built” di Aretha Franklin (p.245)
• “In Hammersmith Palais” dei The Clash (p.245)


♠ ♣ ♥ ♦

Visione del film “Alta fedeltà” di Stephen Frears del 2000 con John Cusack (Rob Gordon), Todd Louiso (Dick), Jack Black (Barry), Lisa Bonet (Marie DeSalle), Joelle Carter (Penny Hardwick),
Joan Cusack (Liz), Sara Gilbert (Annaugh Moss), Natasha Gregson Wagner (Caroline Fortis), Iben Hjejle (Laura),Tim Robbins (Ian 'Ray' Raymond), Lili Taylor (Sarah Kendrew), Catherine Zeta-Jones (Charlie Nicholson), Drake Bell (Rob Gordon giovane).

Tutti i presenti sono stati unanimi sul fatto che il film fosse molto fedele al libro, anche se Rob risulta essere quasi simpatico, rispetto al romanzo. Da qui sorge la domanda: un libro troppo vicino alla cinematografia non è forse povero?
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Re: VERBALI degli Incontri

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Verbale redatto da Elisabetta Savino

Ferrara, 30 novembre 2008
Sesto incontro

"Espiazione" di Ian McEwan
Libro proposto da Elena Lavezzi

Partecipanti all’incontro: Elena Lavezzi, Francesca Buraschi, Silvia Callegari, Elisabetta Savino, e Giulia Rossini; Giulia Pasquali e Costanza Perri partecipano in qualità di uditrici.

Elena introduce il libro facendo notare alle partecipanti un curioso parallelismo tra le vicende della benestante famiglia Tallis e quelle della signora Dalloway di Virginia Woolf: entrambi i libri si aprono, difatti, con i preparativi di un incontro, lunghi tutta una giornata, e terminano con un tragico epilogo. Francesca inoltre ricorda il riferimento a Le onde, sempre della Woolf, nell’ultima parte del romanzo.
Evento centrale e scatenante della storia è uno stupro ai danni di Lola del quale sarà erroneamente accusato il giovane Robbie, in realtà innamorato di Cecilia.
Il romanzo è strutturalmente abbastanza complesso. Si compone di quattro parti: nella prima, quasi una lunga scena corale nella villa dei Tallis, la protagonista è Briony, affiancata dalla sorella Cecilia, da Robbie e dal resto della famiglia. Nella seconda parte, incentrata sulla ritirata inglese fino a Dunkerque durante la Seconda Guerra Mondiale, Robbie è il protagonista. Nella terza si ritrovano Briony, Cecilia e Robbie nel 1940. Infine l’epilogo svela i fatti per come sono avvenuti realmente, al di fuori della finzione letteraria di cui è autrice Briony che, a 77 anni, ormai affetta da una malattia che le farà progressivamente perdere la memoria, può finalmente pubblicare quello che considera il suo ultimo, ma anche primo, romanzo. Il lettore allora scopre che l’espiazione di cui parla Briony è stata sì la rinuncia ai privilegi della propria condizione sociale per diventare crocerossina durante il conflitto mondiale, ma soprattutto il portarsi dentro per anni, per decenni quel segreto che sconvolse tante vite, senza poter dare sollievo al proprio senso di colpa. Cecilia e Robbie infatti non si sono mai ritrovati al termine della guerra poiché la prima è annegata durante il bombardamento alla metropolitana a Balham e il secondo non è nemmeno tornato in patria, morto di setticemia la notte prima di imbarcarsi.
Probabilmente una certa “espiazione” si può reperire anche nella vicenda di Robbie: per avere distrattamente scambiato una lettera con un’altra egli resterà invischiato in una serie di malintesi, quasi una climax, che lo porteranno dapprima in carcere accusato ingiustamente di stupro, poi in guerra e in ultimo a morire. Tra l’altro egli è contraddistinto da una notevole sfortuna.
Anche Cecilia espia: diventa crocerossina e taglia i ponti con la famiglia, perde il suo amore e muore.
Paradossalmente Robbie e Cecilia hanno pagato con la vita delle colpe minime, mentre Briony pare non essere consapevole nemmeno alla fine della gravità dei propri errori e ne evita le conseguenze rifugiandosi in un mondo di finzione in cui la sorella ed il ragazzo sono felicemente uniti. Briony non ha mai ritrattato la testimonianza fornita alla polizia, né ha avuto il coraggio di parlare ai genitori, tantomeno di incontrare la sorella: ha dunque evitato reiteratamente di fare la cosa giusta e schivando per tutta la vita il giudizio degli altri. Persino il romanzo verrà pubblicato solo postumo e la “povera” Briony prima o poi riuscirà a dimenticarsi di tutto grazie alla sua demenza multiinfartuale.
Al limite della comicità l’espiazione del vero stupratore, il ricco imprenditore del cioccolato arricchitosi anche con la guerra, Marshall difatti si limita a fare una beneficenza di facciata, pubblicitaria.
Interessante capire perché Briony ha testimoniato incolpando Robbie: è per via di una cotta che aveva per lui o per un eccesso di protezione/possessività nei confronti della sorella, o per una forma di egocentrismo, per immaturità? Ha continuato ad incolpare Robbie per comodità, per non deludere la famiglia? E’ veramente innamorata di Robbie o è solo una fantasia quasi letteraria?
Briony fa nella vita quello che ha fatto coi romanzi cioè costruisce una finzione dentro la realtà.
Perché poi i genitori non sono intervenuti, perché sono così assenti? E soprattutto perché Cecilia si è chiusa in uno sterile silenzio e non ha chiarito come si sono svolti i fatti?
Il silenzio più colpevole è quello di Lola, la vittima dello stupro, che lascia piena libertà di azione a Briony e dopo qualche tempo sposa il suo aggressore. Probabilmente il suo silenzio è dettato da interesse.Forse l’autore ha deliberatamente scelto di non approfondire alcuni dettagli per non togliere luce ai tre protagonisti (Robbie, Cecilia, Briony)

Stilisticamente McEwan ha reso bene l’atmosfera e i caratteri dei personaggi adottando una narrazione lenta iniziale e via via un crescendo, anche di immagini, lungo la ritirata verso Dunkerque, ritmata dai leit-motiv “torna da me” e “marciava sulla terra per poi cadere in mare”. L’adozione dei diversi punti di vista nella narrazione dà l’impressione al lettore di essere davanti a 3-4 storie differenti.
Uno dei temi di fondo del romanzo è la profonda ingiustizia: ad essere felici sono solo i due colpevoli ed ogni personaggio è in qualche modo insoddisfatto, distaccato (genitori assenti,chiamati per nome dai figli,...).
I personaggi faticano ad incontrarsi e a comunicare e sono più le occasioni mancate a portare avanti la storia che la volontà dei protagonisti. Questa incomunicabilità è evidente a pagina 211 ”sedettero, si guardarono, sorrisero, distolsero lo sguardo. Robbie e Cecilia facevano l’amore insieme da anni per corrispondenza nei loro scambi cifrati erano diventati intimi ma quanto sembrava artificiosa la loro confidenza mentre si imbarcavano in un tentativo di chiacchiera (...) patetico catechismo fatto di domande e risposte beneducate”. Questo comportamento è in palese contrasto con quello ben più caloroso e disinibito tenuto dei due nella finzione di Briony.

Altro tema ricorrente è quello dell’acqua, contrapposta al caldo e alla sete: Briony si getta nel fiume per farsi salvare da Robbie, durante la ritirata polverosa e assolata Robbie pensa al fresco e alla verzura della villa e brama il mare. Importanti anche il laghetto con il tempio ed il vaso di fiori, prezioso ricordo di guerra portato a casa da uno zio. La fontana è elemento centrale, sorgente di tutti gli episodi a venire a cominciare da quando Cecilia vi si immerge per raccogliere un vaso guardata da Robbie e spiata da Briony. Cecilia morirà annegata e Robbie assetato di giustizia.


Una peculiarità del romanzo è la struttura circolare, uno dei vari espedienti narrativi utilizzati dal sapiente McEwan come anche il racconto dentro il racconto, il flashback, la tripartizione della storia con tre protagonisti caratterialmente agli antipodi e relativi tre punti di vista, il narratore è onnisciente. Che voglia mostrare le sue capacità narrative quanto Briony quelle lessicali? Forse il raccontare delle storie serve ad espiare una colpa: di cosa si sarebbe macchiato allora McEwan?

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Elisabetta propone il titolo del libro oggetto del settimo incontro: "I figli della mezzanotte" di Salman Rushdie.

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Visione del film "Espiazione" (regista: Joe Wright)
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Giulia
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Re: VERBALI degli Incontri

Post by Giulia »

Verbale redatto da Giulia Pasquali

Ferrara, 1° Marzo 2009
Settimo incontro
"I figli della Mezzanotte" di Salman Rushdie

Libro proposto da Elisabetta Savino

Presenti all'incontro: Francesca Buraschi, Giulia Pasquali, Costanza Perri, Elisabetta Savino.
Chiara Bergamini, Silvia Callegari e Giorgio Sacchi partecipano in qualità di uditori.

La discussione inizia trovando tutti d’accordo sul fatto che il libro sia uno scritto in cui "emerge di tutto”. E’ molto ricco e complesso; molti sono luoghi ed i personaggi che si intrecciano durante il racconto, tanto che a volte essi risultano di difficile identificazione.
Tra gli espedienti retorici utilizzati, è stato notato soprattutto quello del doppio significato della parola Ginn: alcol e spiriti – si crea un’identificazione/confusione sul fatto che il padre di Saleem si ubriachi (di alcol, di spiriti, o di entrambi, che alla fine sono la stessa cosa?).

Nonostante l’estrema ricchezza stilistica e lessicale, tutti convengono nell’apprezzare tale complessità, anche se a volte rende difficile e poco fluida la lettura.

Il libro si apre con un breve descrizione della nascita di Saleem, per poi passare a una trentina di anni prima, quando il nonno del protagonista, dottore, incontra la sua futura moglie.
Da qui in poi il romanzo continua con la storia della famiglia Sinai e dei suoi discendenti, fino ad arrivare, di nuovo, al 1947, data in cui nasce il Saleem Sinai e continuare con il racconto della vita di quest’ultimo, peraltro perfettamente corrispondente alla storia della nascita dello stato indiano.
I continui riferimenti storici sono stati trovati da alcuni di noi un po’ noiosi, anche perché non sempre semplici.
Inoltre, alcuni hanno visto un collegamento troppo forzato tra la vita del protagonista e la storia dell’India, ma l’espediente è stato comunque molto apprezzato e considerato da tutti molto riuscito.

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A livello stilistico questo è un romanzo estremamente complesso e curato, in quanto si susseguono continuamente dei feedback e delle anticipazioni che a volte creano (volontariamente) confusione nel lettore. Tale confusione viene chiarificata grazie alla figura di Padma, la donna che si prende cura di Saleem durante l’ultima fase della sua vita, mentre sa scrivendo, appunto, la sua storia. Ella con le sue domande e le sue interruzioni aiuta il lettore a riprendere il filo del racconto.

Oltre a Padma, che racchiude in sé una dose di ironia molto forte, anche tutti gli altri personaggi sono caratterizzati da un leitmotiv; per esempio, la coppia dei nonni ha in sé il contrasto tra oriente e occidente (binaco/nero); ognuno dei loro figli ha una particolarità che viene fuori nel racconto; infine c’è Saleem, che, assieme a tutti gli altri bambini della mezzanotte, rappresenta l’India, con tutte le sue contraddizioni.

Curiosità: l’attuale moglie di Rushdie, sposata circa 15 anni dopo la pubblicazione del libro si chiama Padma: casualità o ineluttabilità del destino?

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Il punto focale del libro è il momento in cui avviene lo scambio dei bambini. L’autore vuole infatti sottolineare come essi siano figli del tempo e come tali viventi in simbiosi con la Storia.

Molto sviluppato è il tema del senso della vista: i colori imperversano in tutto il libro (la bandiera dell’india è zafferano e verde;la vedova è nera e verde; il cielo azzurro del Kashmir; il verde del Chtuney, il bianco e il nero dei genitori di Saleem).
Anche il senso del gusto è ripreso più volte; i cibi sono sempre presenti e molti sono i momenti in cui al protagonista, assaggiando certi sapori, tornano in mente situazioni passate.

E' stata notata anche la caratteristica di circolarità del libro: oltre ad essere circolare a livello temporale, molti sono i riferimenti al cerchio: il lenzuolo perforato della nonna che ritorna quando la Scimmia d’ottone inizia a cantare; il simbolo al centro della bandiera indiana….

♠ ♣ ♥ ♦

La crescita e la formazione di Saleem sono evidenziati nel momento in cui lui perde la magicità dell’infanzia, perdendo il potere di leggere nel pensiero e acquistando però l’odorato, che gli permette di vivere la realtà.

E’ stato anche notato il fatto che Rushdie, nei panni di Saleem, dia delle regole di vita, che snocciola come postulati (“quasi tutte le cose veramente importanti della nostra vita avvengono in nostra assenza” – “un popolo che usa la stessa parola per dire ieri e domani non si può dire che abbia un solido controllo sul tempo” – “per capire una sola vita dovete inghiottire il mondo”).
Inoltre, una frase che potrebbe andare bene per tutto il libro è: “La realtà ha un sacco di prospettive quanto più te ne allontani tanto più il passato ti appare concreto e plausibile, ma come si avvicina il presente esso ti sembra inevitabilmente sempre più incredibile”: Rushdie, come il protagonista, sostiene che un’autobiografia non è tanto l’elenco dei fatti realmente accaduti, ma dei ricordi di come si sono vissute le situazioni.

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Riferimenti letterari:

Il profumo (odori)
Le mille e una notte (mille e uno bambini, magia)
Cent’anni di solitudine (saga famigliare e stile)
Mrs Dalloway (flusso di coscienza, elenchi senza virgola)

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Giulia propone il titolo del libro oggetto dell'ottavo incontro: "Il gruppo" di Mary McCarthy.

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Al termine della discussione ci hanno raggiunti Francesco Frascari, Marco Pasquali e Alice con cui abbiamo visionato alcuni filmati scaricati da internet sui film indiani e le foto di Marco, scattate durante un viaggio in India, le quali ci hanno confermato alcune tipicità del paese (descritte anche nel libro), ma anche smitizzato e smentito diversi luoghi comuni.
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Re: VERBALI degli Incontri

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Verbale redatto da Chiara Bergamini

Ferrara, 20 settembre 2009
Nono incontro

“Banana-flower” di Bulbul Sharma
Libro proposto da Silvia

Partecipanti all’incontro:

Chiara Bergamini, Cecilia Buraschi, Francesca Buraschi, Silvia Callegari, Costanza Perri, Giulia Pasquali, Giorgio Sacchi, Elisabetta Savino, Anna Vaccari.
Elena Lavezzi è presente in qualità di uditore.


Il primo punto trattato è la presenza di Giulia (Rossini) al prossimo incontro del 20 dicembre: spetterebbe a lei la decisione dell’undicesimo titolo. Nel caso in cui riesca a partecipare alla giornata la scelta sarà sua, in caso contrario si ricomincerà il giro e sarà nuovamente il turno di Francesca.

Silvia presenta l’argomento del libro da lei proposto mettendo subito in risalto la suddivisione della storia in tre parti, ognuna delle quali si apre con una citazione (la prima dal testo sacro Codice di Manu, la seconda e la terza dagli antichi Veda). A queste suddivisioni corrispondono tre fasi temporali del percorso di Pia in India: la prima parte è incentrata sulla sua famiglia emigrata in America e sul loro rapporto conflittuale con la lontana madre patria; la seconda sull’arrivo della ragazza a casa della nonna e la terza sulla presa di coscienza di Pia nei confronti della sua “indianità”.
Il cardine della storia, corrispondente alla seconda sezione del libro, è la presenza della protagonista in India e la riscoperta delle sue tradizioni. Di fatto nel corso della storia non accadono avvenimenti salienti come il parto, il matrimonio o l’aborto: queste azioni aleggiano nel corso di tutta la storia ma non prendono mai effettivamente forma. Si assiste più che altro a una evoluzione interiore nel personaggio di Pia: ciò rende Banana-flower un romanzo di formazione.
Un ruolo importante nell’intera vicenda è giocato da quel mondo parallelo fatto di spiriti, miti e tradizioni che affianca e spesso interferisce con la vita reale dei personaggi. Varie generazioni a confronto gravitano intorno alla singolare figura della matriarca, Monimala, sospesa tra la vita e la morte. Proprio a questa sua condizione di passaggio sono da attribuirsi, secondo Silvia, le continue perdite di memoria dell’anziana (è onnisciente o è la vecchiaia?) che riguardano particolari importanti della sua vita come la sua età o il nome del marito defunto. Per Monimala, che decide di ritardare il trapasso, si prospettano mesi di sospensione in attesa del tanto sospirato funerale (che paradossalmente non riuscirà ad ottenere). Intorno al suo capezzale si ritrovano Pia, Neelima e Kitty appartenenti al mondo reale e gli spiriti di Shamili (madre di Monimala che culla la figlia con le rassicuranti leggende), Mejo e Sejo, zie di Pareshnath, che vagano tra il mondo dei vivi e dei morti da oltre 100 anni (p. 49: “Mejo e Sejo volteggiavano sul soffitto intorno al ventilatore. A tarda sera, quando mia madre avesse finito di raccontare la storia, avrebbero fatto irruzione nelle corsie dell’ospedale, per sfiorare i pazienti con tocco freddo e delicato”). Le due donne interagiscono tra di loro attraverso dei dilaghi brevi e serrati, il più delle volte punzecchiandosi e litigando (ad es. quando giocano coi sentimenti di Pia nei confronti dei due pretendenti, Bobby e Guruji). La frammentarietà della narrazione si rispecchia in questi continui confronti tra i due spiriti.
Il ritmo della storia è spesso interrotto da salti temporali in cui vengono narrate le vicende delle generazioni precedenti, in particolare quelle che riguardano la bellissima Khendi, amata e amante di moltissimi uomini: la sua figura ritorna nel susseguirsi delle generazioni (ogni bimba ha al suo fianco la serva. La stessa ciclicità si rispecchia anche nell’albero di mango che appartiene ad tutte le Khendi). Questi continui inserimenti nella narrazione hanno creato qualche difficoltà nella lettura.
La gravidanza inattesa (e l’iniziale desiderio di Pia di interromperla) le forniscono l’occasione per riavvicinarsi alla famiglia paterna e al mondo indiano di cui lei, infondo, ha sempre fatto parte. Pia rappresenta la summa delle generazioni femminili precedenti mentre il seme nel suo ventre, Maya-non-ancora-nata (morta e viva al tempo stesso in virtù della sua reincarnazione) è il raccordo tra il mondo dei viventi e quello dei morti. La piccola infatti parla con i due spiriti Mejo e Sejo ma al tempo stesso riesce a comunicare con la giovane madre. Il segno tangibile di questo legame generazionale è dato dalla voglia sulla guancia di Pia che aveva anche Monimala e che si scoprirà anche sul viso di Maya.

♠♣♥

Temi affrontati:
- PURIFICAZIONE: È molto presente nel corso della narrazione il tema della purificazione: tutto necessita di essere di essere lavato (la voglia stessa, il colore della pelle delle protagoniste, p. 98 “Ti fa bene, il latte. Schiarisce la pelle. Alla tua età ne tre bevevo bicchieri tutti i giorni […]”; ancora pp. 128 – 129.) all’interno di quel percorso simbolico e ciclico di purificazione che contraddistingue la cultura indiana. Richiamo al’importanza della pelle bianca, questione già incontrata ne I figli della mezzanotte di Rushdie. Il tema della purificazione è strettamente legato al concetto di casta (i personaggi di casta alta hanno la pelle chiara, mentre quelli delle caste più basse hanno la carnagione scura).
- RAPPORTO CON LE ORIGINI: per Bulbul Sharma è stato importante analizzare il rapporto dei vari personaggi con la loro nazione d’origine. La madre di Pia, Tina (p. 69 “ […] che si chiamava Tillotamma, ma preferiva farsi chiamare Tina, perché risultava più facile da pronunciare per gli amici americani.”) rinnega l’India e il suo passato mentre il padre (p. 69 “Il padre di Pia si faceva chiamare Mike, che deriva da Mihir, mentre lei era Pia, un nome corto e facile, adatto dalla nascita alla pronuncia degli amici.”) è dilaniato dal conflitto tra la sua terra d’adozione, l’America, e la sua patria: ogni sabato ritorna indiano con sommo fastidio della moglie (pp. 69 - 72).
Per Pia invece la gravidanza e il trasferimento dalla nonna sono l’occasione per confrontarsi con l’India. Nonostante lo sconvolgimento dovuto alla nuova realtà, la ragazza si trova subito a suo agio in questo mondo così diverso, lasciandosi cullare dagli eventi. Per Cecilia e Francesca quest’estrema facilità ad ambientarsi rappresenta una forzatura mentre Silvia sostiene che dietro a ciò via sia una motivazione simbolica. Pia tuttavia, nonostante la sua voglia di integrarsi con la cultura indiana, ne è parzialmente esclusa fino alla fine del racconto quando viene derisa durante le cerimonie nel tempio. La scelta della ragazza di rimanere al fianco di Guruji (Oriente) e non di Bobby (Occidente) inserisce Pia nella ciclicità del racconto.
- UOMO vs DONNA: un altro tema frequente nel corso della narrazione è la contrapposizione, sempre molto esplicita, tra l’universo maschile e quello femminile. La condizione della donna è senza dubbio di netta inferiorità nei confronti degli uomini (p. 179 “Stupida donna, torna indietro. Non sei impura. Tu adesso appartieni a me. La casta di una donna dipende dall’uomo a cui appartiene – maestro, padre o marito. Vieni a pulire la stanza. E d’ora in poi mi preparerai il cibo […].” E ancora p. 200 “Le parole di una donna sgorgano come l’acqua del fiume, nessuno le prende per vere.”) tanto da prevedere la morte della moglie sulla pira del marito. Questo forte maschilismo è tacitamente approvato dalle donne stesse (p. 179 “Le altre donne borbottarono, ma protestare non potevano. Per lo più non sapevano nemmeno a che casta appartenessero. ‹La casta di una puttana dipende dall’ultimo cliente. Quando ti prende un brahmano, lo diventi anche tu, ma se poi ti si infila tra le cosce uno shudra, ecco che diventi come lui› esclamò Mohini, e tutte risero, per mascherare la gelosia che trapelava dagli occhi.”). Nonostante il maschilismo sia una condizione normale nella società indiana (le donne si nutrono degli avanzi lasciati dagli uomini e solo dopo che quest’ultimi hanno finito di mangiare) Sonia Gandhi è attualmente il presidente del Partito del Congresso Indiano. Un’altra delle tante contraddizioni indiane.
Le donne, così come i bambini, sono spesso vittime di violenze fisiche e psicologiche (p. 175: “La lingua biforcuta umida di saliva cominciò ad esplorarmi le orecchie strisciando sulla mia bocca. Il veleno mi esplose negli occhi come un nero fiotto, poi uno scroscio di chicchi di riso mi strofinò le gengive come se fosse di nuovo mattina e la mamma mi stesse lavando i denti. Il serpente, odoroso di terra bagnata, cominciò a muoversi più rapidamente […]. Trattenni il respiro, mentre Mauni baba ci chiamava a lui, inarcando il corpo. Devi, Devi, Devi›.”) legittimate da fantasmagorici riti magici come accadde alla moglie di Guruji o alla donna vittima di un rito che Pia incontra per la strada.
L’autrice da un’apparente importanza ai personaggi maschili che tuttavia nella loro totalità risultano degli inetti rispetto alle figure femminili, di cui sono succubi (gli uomini sono rari e spesso caratterizzati negativamente come Bobby e Guruji). Il leit motiv della narrazione è l’importanza di procreare prole maschile, ma nonostante ciò la maggior parte dei personaggi del libro è femminile.
Dalla discussione è emerso anche il parallelismo con il maschilismo mussulmano manifesto ne “I figli della mezzanotte”: in Banana-flower la matrice è induista.
- ORIENTE vs OCCIDENTE: ampio spazio nella discussione è stato riservato al contraddittorio rapporto tra cultura indiana e occidentale. Bobby, l’unico personaggio che svolga effettivamente un lavoro, ad esempio è l’incarnazione stereotipata dell’occidentale visto da occhi indiani (p. 85 “Non sarà tanto facile trovarle marito, qui. A meno che non metta su qualche chilo. Forse il nipote di Kitty potrebbe andare. Quello che tiene i corsi di informatica al piano interrato. Soft Brain Centre. Guadagna un sacco di soldi, niente tasse, e guida un Esteem nuova. Potrebbe essere interessato […]”; ancora pp. 125 – 126, 130 – 131). Nel corso della narrazione emerge molto spesso questa visione grottesca e ridicola della cultura americana rappresentata ad esempio dalla maglietta con la scritta I ♥ NY del maestro di yoga Guruji o dalla continua voglia di Neelima e Kitty di occidentalizzarsi (pp. 162 – 168). Quello che emerge è un rapporto conflittuale tra occidente e oriente: gli indiani ripudiano l’occidente almeno quanto ne sono attratti e lo stesso vale per gli indiani emigrati in America (come i genitori di Pia).
La discussione sulla storia termina con una riflessione sul finale aperto del libro: la bimba è Pia da piccola (ipotesi scartata), Maya o Monimala già reincarnata?

♠♣♥

Pareri sul libro:
La maggior parte dei presenti ha sospeso il loro giudizio sul libro e sulla sua dimensione onirica: le vicende narrate sono “realmente” accadute a Pia o è tutto frutto di un sogno? La velocità della nostra vita rende difficile una totale comprensione del racconto.

♠♣♥

Chiara fornisce il titolo del libro oggetto del decimo incontro: L’ombra del vento di Carlo Ruiz Zafòn.
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Re: VERBALI degli Incontri

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Verbale redatto da Silvia Callegari

Copparo 21.06.2009
Ottavo incontro

“Il gruppo” di Mary Mc Carthy
(titolo originale “The Group”)

Libro proposto da Giulia Pasquali


Partecipanti al circolo presenti: Giulia Pasquali (moderatrice), Francesca Buraschi, Costanza Perri, Elena Lavezzi, Chiara Bergamini,Silvia Callegari. In qualità di uditori: Anna Vaccari, Giorgio Sacchi, Elisabetta Savino.

Il libro oggetto dell'incontro odierno è un romanzo della scrittrice Mary Mc Carthy, pubblicato nel 1963 negli Stati Uniti, ove riscosse notevole successo attirando, peraltro, aspre critiche per i temi affrontati senza pudore e con piglio ironico che costarono al romanzo la censura in Inghilterra. La narrazione si avvia dopo la cerimonia di laurea di un gruppo di ragazze del Vassar College, collegio femminile di grande prestigio. Dal momento in cui le ragazze lasciano il proprio alloggio nella torre del Vassar College, l'autrice “seguirà” ognuna di esse nel loro ingresso nella società e nel mondo del lavoro. All'interno del romanzo si individua una suddivisione “per personaggi”. Nelle varie parti del romanzo, l'autrice si dedica singolarmente all'analisi di ciascuna ragazza: unico punto fermo e filo conduttore della narrazione è il personaggio di Kay, che troviamo in apertura e in chiusura al romanzo, che presenta così una struttura circolare.
Funge da costante sfondo, e spunto, della narrazione la realtà socioeconomica, particolarmente delicata essendo il romanzo ambientato durante la grande crisi economica dell'epoca roosveltiana. Ogni personaggio affronta e reagisce alla crisi economica in maniera differente: alcuni sono costretti a reinventare se stessi e le proprie vite, altri vengono toccati solo marginalmente, altri ancora, come Kay, cercano consolazione concedendosi piccoli lussi che attirano, però, aspre critiche. Il racconto delle vite delle singole ragazze offre l'occasione all'autrice per affrontare temi ancor oggi di grande attualità: sessualità (con il racconto delle esperienze di Dottie) e maternità (con il dilemma di Priss: biberon o allattamento?).
A questo punto della discussione cominciano ad emergere i primi giudizi, contrastanti, sul romanzo: per alcuni è piatto (Giulia), per altri avvincente (Giorgio), per altri ancora riflessivo (Francesca). Si osserva che il romanzo risulta essere molto coinvolgente per il lettore, essendo, quest'ultimo, chiamato in prima persona a ricostruire la trama ricomponendo le storie delle singole ragazze. Lo stesso stile di scrittura si plasma, di volta in volta, sul carattere e l'estrazione sociale del personaggio oggetto della narrazione. L'immedesimazione della scrittrice nel personaggio diviene completa quando il narratore lascia parlare in prima persona il personaggio, fondendosi in esso. L'autrice muove dall'analisi attenta della storia del singolo per dare uno spaccato della realtà dell'epoca: in questo movimento dal singolo al collettivo si riflettono probabilmente le conoscenze della scrittrice in materia di pedagogia e sociologia. Emerge, in particolare, il perenne conflitto che affligge tutte le generazioni combattute tra l'educazione ricevuta e le novità di una società in costante evoluzione, conflitto ancora più delicato quando visto “al femminile”. Nonostante i personaggi, infatti, abbiano frequentato uno dei college più prestigiosi d'America, l'educazione è vista unicamente come uno status e non come qualcosa che possa davvero servire nel futuro. Norine si definisce “azzoppata” dall'istruzione ricevuta: per la donna non pare esserci riscatto, pur se istruita è costretta a conformarsi alle aspettative della società.
L'incontro si chiude con la proposta di lettura per il prossimo incontro indicata da Silvia: “Banana flower” di Bulbul Sharma.
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